Air BnB e la cedolare secca
La diffusione dei portali di prenotazione on-line ha permesso a numerosi italiani di poter usufruire di sconti e tariffe interessanti. Ha permesso ai gestori di case vacanze, bed e breakfast, hotel di ottenere visibilità e ritornare in carreggiata in tempi di crisi.
Innovazioni intelligenti che hanno movimentato il mercato del turismo, riattivandone i consumi, ma di questo merito nulla va al nostro governo che, invece di agevolare questi strumenti e tutti gli italiani che ne hanno usufruito, ha pensato di richiedere ai più famosi portali la giusta vessazione, in un'ottica sempre meno propensa ad aiutare i contribuenti ma sempre più propensa a tassare ove si possa.
Cosa sta succedendo?
I portali che operano intermediazione devono comunicare al Fisco i dati sui contratti e trattenere una somma pari al 21% se intervengono nel pagamento o incassano i corrispettivi: la ritenuta, da versare entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui è effettuata, viene operata a titolo di imposta in caso di opzione per la cedolare secca, o a titolo di acconto se il beneficiario non sceglie, in sede di dichiarazione dei redditi, di applicare il regime della cedolare. Gli intermediari devono inoltre certificare e dichiarare le ritenute operate.
Gli intermediari, di queste locazioni brevi, inferiori ai 30 giorni, devono trasmettere alle Entrate i dati relativi ai contratti conclusi per il loro tramite: nome, cognome e codice fiscale del locatore, durata del contratto, importo del corrispettivo lordo e indirizzo dell’immobile. Per i contratti relativi allo stesso immobile e stipulati dallo stesso locatore, la comunicazione dei dati può essere effettuata anche in forma aggregata.
Airbnb
Airbnb, il portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, dovrà riscuotere la cedolare secca sulle locazioni brevi e comunicare all'Agenzia delle Entrate i nomi dei locatari e i relativi redditi.
A renderlo noto è stato Federalberghi che, come riporta l’Ansa, ha affermato che “non ci sono più alibi per chi, da quasi due anni, si prende gioco delle istituzioni e che, nei primi diciotto mesi di mancata applicazione dell’imposta, Airbnb ha omesso il versamento di più di 250 milioni di euro.
Quanto si guadagna
Su una quota 100 euro di affitto dell'host, bisognerà sottrarre i 21 euro della cedolare secca e 1 o 3 euro di tassa di soggiorno, inoltre bisogna sottrarre la commissione del portale, che nel caso di Airbnb di solito è del 3%. Se il cliente chiede ricevuta: serve una marca da bollo da 2 euro da applicare sulle ricevute fiscali per gli importi superiori a 77, 48 euro.
La cedolare è opzionabile: significa che si può non sceglierla e inserire il canone derivante dalla locazione turistica nella dichiarazione dei redditi, come si è fatto (chi l’ha fatto) finora. È palese che si tratta di un’alternativa conveniente solo nell'ipotesi in cui si paghi un’aliquota Irpef superiore al 21%: saranno questi proprietari i maggiori beneficiari della cedolare.
Cogede
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Milano, 11/03/2019