Automobilisti stratassati

Mentre i conti di Trenord appaiono disastrosi, e pertanto come da consuetudine tipicamente italiana, viene rinnovato il contratto di servizio fino a dicembre 2020 senza indurre nessuna gara, gli automobilisti costretti ad affidarsi a uno mezzo di trasporto affidabile si ritrovano a foraggiare lo Stato tramite tasse dirette e indirette.

Se il servizio pubblico su binario può permettersi di non incassare più di 40.000.000 di euro l'anno, per deficit logistici e strumentali, che costringono a rendere il servizio inefficiente nel suo complesso, lasciando talvolta carrozze vuote e altre emulando carri bestiame, accumulando ritardi e soppressioni tali da rendere il servizio non affidabile al punto tale da dover regolarmente emettere rimborsi al consumatore; I 42,8 milioni di intestatari di autoveicoli non sono altrettanto fortunati, ritrovandosi sul groppone circa 73 miliardi di carico fiscale annesso.

Quasi 35 miliardi sono sotto forma di tasse e accise relative al carburante, fra cui figurano per non dimenticare:

  •  l'accisa per finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936) 
  • l'accisa per ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963) dove morirono 1917 persone, ai responsabili del disastro non più di 6 anni, mentre il giro di soldi che seguì fu dominato dallo sperpero più che dal risarcimento delle vittime; 
  • l'accisa per il terremoto dell'Irpinia (1980) dove ancora oggi i segni del terremoto sono evidenti e difficilmente si può ipotizzare un futuro di riparazione, restauro e rimborsi quando il passato è dominato da scandali legati alla malavita.

Di per sé le accise potrebbero aver anche il loro senso di esistere se non fosse che difficilmente vengono impiegate per gli scopi preposti. Si ricorda infine che la somma di tutte le accise di cui non faremo la lista fa lievitare il prezzo del carburante di oltre il 100% del suo valore naturale a cui bisogna ovviamente aggiungere il 22% di Iva sull'accisa.

Altri 10 miliardi circa rappresentano l'iva su pezzi di ricambio, manutenzione e pneumatici; anche la manutenzione del mezzo non deve essere esonerata da possibili introiti per lo stato.

Altri 7 miliardi per l'iva in acquisto del veicolo, altri 6,6 miliardi per la tassa di possesso, dicasi anche bollo.

5,6 miliardi di imposte su parcheggi e contravvenzioni, 3,9 miliardi di imposte su assicurazioni, 2 miliardi sui pedaggi e 1,7 miliardi sull'imposta di trascrizione e 1 miliardo di imposte e accise sui lubrificanti.

Considerando perciò che fra il carburante con tassazione/accise superiore al 50% e altre tassazioni mediamente del 22%; il carico fiscale per ciò che concerne l'autoveicolo è pari al 36 %, quantificato in 1.700 euro per autoveicolo (73 miliardi diviso i 42,8 milioni di veicoli)

Tutti dati che effettivamente sono dati compatibili con dei consumi medi tipici: carburante 1500-2000 euro annui e 3.000 euro fra multe, assicurazioni, bolli, manutenzioni.

E allora perché il sistema di trasporto pubblico dovrebbe essere incentivato a funzionare bene dallo stato se ciò comporterebbe un minor utilizzo degli autoveicoli e quindi un minor introito attraverso tassazione e accise di cui abbiam appena discusso?

Milano, 19/02/2018
Team Cogede Consulting
Il Commercialista di Milano e di Pavia