Chi è Xi Jinping e la nuova Via della Seta
Il potente presidente cinese è arrivato a Roma; ma chi è lui e cos’è la nuova via della Seta?
Suo padre fu vice primo ministro del Partito Comunista ma si mostrava spesso critico nei confronti dello stesso tanto che finì in carcere a seguito del suo attacco alle azione del governo durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976). Per precauzione, Xi Jinping fu allontanato nella provincia di Shaanxi dove per 6 anni lavorò in una comune agricola. Tornato a Pechino si laureò in ingegneria chimica e nel 1974 divenne membro del Partito Comunista. Per sei anni lavorò come segretario del vicepremier e ministro della Difesa ma poi decise di proseguire la sua carriera nelle province di Hebei prima, di Fujian poi. Fu qui che divenne sindaco dell’importante città portuale di Xiamen e nel 1995 ottenne prima la carica di vicesegretario del PCC nella provincia e, quattro anni dopo, governatore del Fujian. I suoi obiettivi principali erano la tutela dell’ambiente e lo sviluppo delle relazioni con Taiwan. Nel 2002 si sposta nella provincia di Zhejiang, a Sud di Shanghai, sempre in qualità di governatore e successivamente anche di segretario. Qui si occupò di ristrutturare l’infrastruttura industriale della regione, in un’ottica di sviluppo sostenibile. Ma fu nel 2007 che la sua ascesa politica si fece rapida, quando uno scandalo tra i vertici di Shangai lo portò ad essere nominato il segretario del Partito della città e divenne membro del politburo che è l’organo più potente della Cina. Nel 2008 fu eletto vice presidente della Cina e nel 2010 divenne vice presidente della potente Commissione Militare Centrale (CMC), nel 2012 segretario generale del Partito e presidente della stessa CMC. Il 14 marzo 2013 fu eletto Presidente della Cina.
Ora che abbiamo una visione più chiara su chi è il presidente possiamo capire le ragioni del suo impegno per realizzare la Belt and road initiative, o Nuova via della seta, un gigantesco progetto di rafforzamento della connettività sul continente euroasiatico, e oltre. L’Italia sarà il primo paese del G7 a firmare il memorandum d’intesa con Pechino e questo desta non poche preoccupazioni in quanto, nonostante si tratti di un’intesa commerciale, visti gli enormi investimenti che i cinesi sono pronti a elargire per realizzare questo grande piano infrastrutturale che coinvolge più di 60 paesi, è difficile credere che saranno esenti da ricadute politiche.
Secondo il governo cinese, la Bri è un progetto sistemico per integrare in un disegno comune le singole strategie nazionali di sviluppo, per sfruttare il potenziale dei mercati in Eurasia, per creare domanda e posti di lavoro, e per incoraggiare gli scambi culturali e accademici.
Le criticità verso il progetto sorgono a macchia d’olio in quanto si tratta di un vero e proprio riordino dello spazio: gli stati coinvolti si trovano a far fronte ad investimenti che possono dimostrarsi insostenibili in base all’ammontare e alla composizione del debito pubblico nazionale, quindi prima di inoltrarsi in un progetto simile è bene fare i conti. Il governo italiano ha dichiarato che il memorandum firmato a Roma, si richiama esplicitamente a norme, regole e standard dell’Ue, nella speranza che sia la Cina ad adeguarsi e non viceversa.
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Milano, 22/03/2019