Credito d’imposta R&S: esempi pratici
Credito d'imposta Ricerca e Sviluppo: ma cos'è?
Quando si parla d'incentivi, agevolazioni e crediti d'imposta i dubbi sono tanti. Non è da meno il caso del credito imposta Ricerca e Sviluppo, volto a rinnovare i processi, i servizi e i prodotti delle aziende italiane per garantire un alto standard competitivo come sul territorio nazionale, così in Europa e nel mondo negli anni a venire. L'incentivo concede un credito d'imposta pari al 50% sulle spese incrementali della ricerca e sviluppo. Viene riconosciuto fino a un massimo annuo che non superi i 20 milioni di euro per richiedente. Il credito viene computato su di una base fissa calcolata in relazione alla media spese nel settore di Ricerca e Sviluppo. Il credito può venire utilizzate per coprire un vasto insieme di contributi e imposte. Quali sono le spese agevolabili? In pratica tutte quelle relativa alla ricerca industriale, fondamentale o allo sviluppo sperimentale. In questo novero rientrano i costi sostenuti per assumere o formare il personale aziendale altamente tecnico e qualificato, contratti di ricerca con gli atenei italiani, imprese, enti di ricerca, PMI d'avanguardia, progetti italiani di start up, ma anche costi d'ammortamento per strumenti di laboratorio o industriali. Non solo: il beneficio potrà essere cumulabile con le agevolazioni dell'iper ammortamento e del super ammortamento, della Patent Box, della Nuova Sabatini, del Fondo Centrale di Garanzia, degli incentivi alla patrimonializzazione delle imprese e agli investimenti per le PMI innovative. Per accedere bisogna, in fase di redazione del bilancio, indicare le spese sostenute presso la dichiarazione dei redditi in uno dei riquadri del modello Unico.
Esempi pratici del credito d'imposta Ricerca e Sviluppo
Supponiamo che un'azienda nell'anno solare del 2015 abbia sostenuto degli investimenti agevolabili di 95.000 euro, suddivisi in 65.000 euro per la formazione o l'ingaggio del personale altamente qualificato e 30.000 per acquistare gli strumenti e le attrezzature da laboratorio e gli investimenti degli anni solari precedenti (2012, 2013, 2014) hanno una media di 100.000 euro all'anno. Per calcolare la spesa incrementale complessiva, utile al fine del calcolo dell'imposta, bisogna fare la differenza tra gli investimenti dell'anno solare 2015 e la media. La spesa potrebbe risultare negativa: in tal caso all'impresa non spetterebbe alcun credito d'impesta, in quanto manca la fondamentale componente dell'incremento complessivo delle spese. Verrebbe meno il diritto all'agevolazione. D'altro canto, qualora la differenza fosse positiva (per esempio di 50.000 euro per il primo gruppo e 25.000 per il secondo), il credito d'imposta maturato al 1° gennaio del 2016 sarebbe di 50.000x50% + 25.000x25%. Il che uguale a 32.500 euro.
Un altro esempio pratico del credito d'imposta di Ricerca e Sviluppo
Prendiamo in esame un altro caso: un periodo d'imposta coincidente con il 2015, svolto in relazione alle attività di ricerca e sviluppo per un totale degli investimenti di 800.000 euro. Di questi 500.000 euro sono stati destinati al personale altamente qualificato e per delle ricerca extra-societarie, e e 300.000 euro sono stati utilizzati per le attrezzature da laboratorio, nonché per le competenze tecniche. Si va sempre ad analizzare gli investimenti degli anni precedenti al 2015, scoprendo che nel 2012 gli investimenti sono stati di 650.000 euro, suddivisi in 500.000 euro per il primo gruppo di spese e 150.000 per il secondo gruppo di spese. Nel 2013 tali spese sono state, rispettivamente, di 300.000 euro e di 250.000 euro. Infine, nel 2014 le spese sono state suddivise in 400.000 euro e in 200.000 euro, per un totale di 600.000 euro. Si calcola, quindi, la media degli investimenti di ogni anno: il primo anno fu 650.000 a cui si sommano i 550.000 del 2013 e i 600.000 del 2014. Facendo la somma e dividendo per 3 viene fuori che la spesa media annuale è di 600.000 euro. Si calcolata quindi la spesa incrementale complessiva, di nuovo calcolando la differenza tra gli investimenti del 2015 e la media di riferimento. Viene fuori una differenza in positiva di 200.000 euro. Ora si stabilisce il credito d'imposta per ciascuno gruppo di spese. Per il primo gruppo di spese viene fuori il risultato di 400.000 euro. Per il secondo il risultato è di 200.000 euro. Quindi la spesa incrementale agevolabile per il gruppo di spesa è di 100.000 euro (derivati dalla differenza tra 500.000 euro e 400.000 euro). Lo stesso risultato viene fuori anche per il secondo gruppo di spesa: 300.000 meno 200.000 fa 100.000. In entrambi i casi si ha una spesa incrementabile e a ogni incremento viene applicata l'aliquota stabilita. Da questo deriva che il credito d'imposta di cui si potrà usufruire è pari, complessivamente, a 75.000 euro. (100.000 x 50% + 100.000 x 25% il che fa 25.000 euro cumulati dal credito d'imposta).
L'ultimo esempio
L'ultimo dei casi possibile è quello che riguarda la presenza di una spesa incrementale complessiva e un decremento della spesa incrementale agevolabile per un determinato gruppo di spese. Basti pensare a un'impresa che nel 2016, oltre agli investimenti precedenti, spende 650.000 in totale, di cui 500.000 per il primo gruppo d'investimenti e 500.000 per il secondo gruppo. Il triennio di riferimento della media risulta quello precedente (la media è di 600.000 euro). Facendo i dovuti calcoli viene fuori che la spesa incrementale complessiva relativa proprio al 2016 è di 50.000 euro, dati dalla differenza tra la spesa totale e la media del triennio. Per quanto riguarda la spesa incrementale agevolabile, questa resta fissa a 400.000 euro per il primo gruppo e 200.000 per il secondo. In questo modo il primo gruppo avrà un incremento di 100.000 euro e il secondo un decremento di 50.000 euro. Il beneficio in questo caso sarebbe solo di 25 euro, derivanti da 50.000x25%.
Milano, 24/09/2017
Team Cogede Consulting
Il Commercialista di Milano e di Pavia