Il Gioco d’Azzardo degli Italiani

Pensate solo che nel 1993 si sono giocati 8.79 miliardi di euro, nel 2014 84.3 miliardi e nel 2017 ben 101.8 miliardi.  Sono 17 milioni gli Italiani che giocano e hanno speso 5988 euro a testa.  Il gioco d’azzardo in Italia non ha sentito la crisi e gli Italiani continuano a giocare, nonostante le perdite, e lo Stato favorisce questo vizio

Come mai?

È molto semplice: lo Stato si divide il 20% dell’incasso dei soldi giocati con i concessionari.  Nel 2017 l’Erario ha incassato 10.3 miliardi e i concessionari, ovvero i soggetti privati che hanno vinto un bando di gara, 8.6 miliardi.  Il restante 80% dei soldi giocati va invece in vincite.  Più precisamente va in micro vincite in quanto i giochi garantiscono piccole e frequenti vincite a una maggioranza di giocatori il cui saldo resta comunque passivo ma che sono indotti a ritornare al gioco versando più soldi e dedicando più tempo.

I governi hanno moltiplicato i giochi

Prima dei governi di Amato e Ciampi c’erano solo Totocalcio, Lotto, Totip e lotterie nazionali.  Poi si voleva aumentare le entrate statali per garantire la spesa pubblica e si sono introdotte le lotterie istantanee.  Nel 1997 l’estrazione del Lotto diventa bisettimanale con Prodi, e trisettimanale con Berlusconi nel 2005.  Sempre con Prodi si sono autorizzate le aperture delle sale scommesse e Berlusconi ha introdotto le slot machine nei bar, il gratta e vinci, le videolottery, 1000 sale poker, 7000 punti scommesse ippiche, nuovi giochi numerici, tutti accompagnati da pesanti campagne pubblicitarie.

L’effetto domino negativo

Il sistema di questi giochi d’azzardo funziona solo se si riesce a garantire un continuo rinforzo della dipendenza con una crescente quantità di moneta e di tempo spese nelle sale gioco.  Per questo motivo l’Erario e i concessionari, quali Sisal e la Lottomatica, hanno deciso di aumentare il numero di microvincite, per assicurarsi la dipendenza dei giocatori.  Nessuna morale quindi, solo volontà di mantenere il ritmo di queste micro scommesse elevato.  I giocatori, dal canto loro, soffrono invece di diverse patologie, quali l’azzardopatia, la percezione di poter vincere grazie alle proprie abilità e peggiorano simultaneamente le loro condizioni di vita, aumentando i loro debiti verso le banche e incrementando le separazioni e i divorzi.  Ci sono poi anche i costi legati alla criminalità, alle truffe allo Stato e alla crescita del ricorso all’usura.  Tutti questi effetti collaterali, costano anche all’Erario, e in fin dei conti, anche il suo saldo è negativo.

Le cure

Per curare questo vizio, il Decreto Dignità ha vietato dal 1 Gennaio 2019 la pubblicizzazione di qualsiasi tipo di gioco e ha lasciato carta bianca ai comuni per quanto riguarda le decisioni degli orari di apertura, delle location vere e proprie e di tutte le strategie necessarie per governare il fenomeno limitando la proliferazione delle sale gioco.  Vediamo se funziona.

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Milano, 24/04/2019