Il pignoramento della pensione
Il pignoramento della pensione, per quanto possa sembrare una pratica di dubbia moralità esiste. Ma è regolato da delle norme che ne impediscono l’abuso.
Il pignoramento avviene quando è necessario soddisfare le pretese giustificate di un creditore, si procede con l’espropriazione forzata di beni che solo in futuro entreranno nella disponibilità del debitore, come ad esempio lo stipendio, la pensione o anche il trattamento di fine rapporto.
Il limite pignorabile dello stipendio o della pensione è un quinto dell’assegno mensile, ovvero su 1.000 euro potrebbe arrivare fino a 200 euro. Per il pignoramento della pensione vige però un ulteriore limite da rispettare che è quello in cui la pignorabilità non può essere applicata a chi percepisce fino a 1,5 volte il trattamento minimo pensionistico.
Considerato che per l’anno 2019, l’ammontare dell’assegno sociale è pari a 458 euro, la cifra pensionistica minima per cui non è possibile pignorare risulta essere 687 euro.
Questa regola serve per garantire un minimo vitale al pensionato che gli permetta di sopravvivere.
Sempre per la medesima ragione non tutti i crediti del debitore sono pignorabili. Infatti, sono impignorabili:
- i crediti alimentari, tranne che per le cause di alimenti;
- i crediti aventi come oggetto sussidi di grazia o sostentamento a persone comprese nell’elenco dei poveri o dovuti per maternità, malattie o funerali da casse di assicurazione, da enti di assistenza o da istituti di beneficenza.
Inoltre:
Se il creditore è Agenzia delle entrate riscossione, può pignorare:
- 1/5 della pensione solo se il trattamento previdenziale supera i 5.000 euro mensili;
- 1/7 della pensione se il trattamento previdenziale è compreso tra i 2.500 ed i 5.000 euro mensili;
- 1/10 della pensione se il trattamento previdenziale è fino a 2.500 euro mensili.
Milano, 18/06/2019
Cogede
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