Internet sul lavoro: licenziata!
Usare Internet al lavoro per scopi personali può portare al licenziamento ma Paola, una lavoratrice dipendente, la chiameremo così non lo sapeva.
Paola non pensava che usare gli strumenti aziendali per fini personali potesse costargli caro, concedersi un oretta al giorno di svago per guardare Facebook, Amazon o il suo conto online le sembrava normale ma la Corte di Cassazione, non solo, ha deciso che il licenziamento da parte dell'azienda in cui lavorava era per giustificato motivo, ma soprattutto ha ritenuto che i controlli effettuati dall’impresa per accertare l’utilizzo indebito della connessione non debbano configurarsi come controlli a distanza, soggetti alla regole previste dall’articolo 4 il quale espressamente vieta “ l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.”
Ma il confine fra ciò che la legge dice e la sua interpretazione diventa sempre più labile: difatti se da un lato il lavoratore non può essere monitorato direttamente per finalità di controllo, è anche vero che gli strumenti aziendali possono esser monitorati ad esempio per garantire che il loro utilizzo non comprometta la sicurezza degli stessi, perciò se Facebook fosse idealmente non sicuro per l'azienda sarebbe possibile analizzarne la frequenza d'uso che porterebbero alla scoperta di un mancato adempimento lavorativo del dipendente.
Certo è che se l'utilizzo degli strumenti aziendali arreca un qualsiasi danno è inopinabile e indiscutibile il suo licenziamento per giustificato motivo
Milano, 17/06/2017
Team Cogede Consulting
Il commercialista di Milano e di Pavia