La criptomoneta delle banche

Le criptomonete nascono come sistema economico alternativo alle banche, e se le banche e gli organi centrali non riescono a stanare il fenomeno dall'esterno allora ci provano dall'interno.

La prova che questo meccanismo sia in atto è dovuta al fatto che molti neofiti ultimamente sentendo parlare di criptovalute non chiedono più di Bitcoin ma sono tentati di provare a entrare nel mercato acquistando RIpple, la criptovaluta pubblicizzata dalla banche.

Gli articoli sul web si sprecano, tutte i siti di investimento con nomi altisonanti legati a concetti chiave come business o insider, non perdono l'occasione di citare Ripple come moneta del futuro, anche quando l'articolo parla di altre criptovalute in ascesa e Ripple è in discesa, Ripple viene comunque menzionata ed esaltata. Questa dovrebbe esser già ragione sufficiente per non investirci dal momento che fino a ieri le stesse banche insieme al governo di molti stati, si sono adoperate per adottare misure di contrasto contro la diffusione delle criptovalute, è notizia ormai certa che un giovane youtuber influencer polacco (del 96) è stato pagato da questi organi per creare video anticriptomonete, in cui si alimenta la paura in questo tipo di investimento.

Il senso delle criptovalute

Ricordando che il vero senso delle criptovalute non è quello di contribuire al processo di speculazione, ne tantomeno cercare guadagni facili, che al contrario potrebbero ritorcersi in perdite consistenti se gli investimenti vengono fatti senza cognizione di causa.

Il vero senso dell'investimento in criptovalute è contribuire alla costruzione di un sistema economico basato non su un controllo centrale ma su una rete di utenti che stabiliscono il valore della criptomoneta sulla base della legge della domanda e dell'offerta e non dalle volontà di chi teoricamente detiene la quasi totalità dei risparmi, cioè le banche.

Tutto ciò che viene creato può esser distrutto

Come tutto ciò che è informatico viene creato tutto ciò che è informatico può essere distrutto, basti pensare che anche Internet potrebbe tracollare dall'oggi al domani se si decidesse di bombardare in modo sincronizzato le arterie principali che trasportano i dati internet, arterie che non sono nient'altro che cavi in mezzo l'oceano; in egual modo ci sono delle debolezze infrastrutturali nel mondo delle criptomonete che però possono comunque essere ridotte al sostenibile con adeguate precauzioni.

Senza parlare che chi sta pensando: "ah! vedi che allora le criptovalute non sono sicure!" farei notare che anche le banche oramai sono solo numeri nell'etere, 0 e 1 su delle memorie di qualche server o pc, o veramente c'è chi pensa che per ogni 1 euro sul conto esista 1 euro in moneta? Soprattutto oggi che si sta cercando di far scomparire il contante e agevolare gli strumenti di pagamento tracciabili.

Ripple

Ripple è attualmente la terza moneta per capitalizzazione dopo Bitcoin e Ethereum e fra le sue peculiarità c'è quella di dover mantenere una piccola "riserva" di 20 XRP (fin dall'inizio della sua nascita si inizia già a chiedere qualcosa in cambio all'investitore, in perfetto stile banca). Mentre Bitcoin è una criptovaluta e una riserva di valore, gli  XRP sono token digitali che prendono valore dalla moneta fiat tradizionale, come se fossero dei dollari o altra moneta fiat. 

Al momento Ripple Labs detiene il 60% di tutti i Ripple e ciò va in contrasto con quella che è la politica per cui nascono le criptovalute, cioè la decantralizzazione, non c'è perciò stupore nel comprendere che questa criptovaluta sia quella supportata, creata e sostenuta dalle banche.

Insomma Ripple è palesemente un infiltrato nel mondo delle criptovalute, persino il fatto di essere al terzo posto per capitalizzazione è dovuto agli investimenti di chi l'ha creato e non dei tanti investitori che hanno creduto nelle altre criptomonete. Queste sono tutte ragioni sufficienti per valutare altre alternative.

Milano, 21/02/2018
Team Cogede Consulting
Il Commercialista di Milano e di Pavia