La crisi dei casinò

I Casinò lamentano un calo degli introiti importante, e alcuni diventano insolventi ma con 5.000 euro al mese di stipendio per un croupier medio lo stupore è relativo.

Ad esempio il Casinò Campione di Italia risulta insolvente nei confronti del comune per circa 25 milioni di euro, ciò è dovuto al fatto che la società che lo gestisce è una partecipata dal comune e per tale ragione dovrebbe garantirgli circa 2,1 milioni di euro al mese allo stesso comune, a questi debiti andrebbero ad aggiungersi quelli con le Banche per cifre altrettanto considerevoli.

Quello che non torna è che il calo degli introiti 91 milioni di euro circa contro i 92 milioni di euro dell'anno precedente non lasciano presupporre una crisi profonda, considerando che un'azienda media ha un calo degli introiti mediamente maggiore; Certo non sono tempi d'oro per tutti e la moda dei tornei di Texas Holdem è scemata ma questi non sono comunque numeri da crisi.

Considerando che lo stipendio di un croupier è sceso dai 5.000 euro al mese ai più modici 2.500 euro i costi dovrebbero essere stati rivalutati in modo tal per cui la crisi non dovrebbe sussistere.

In realtà i problemi reali potrebbero essere di altra natura: innanzitutto il mercato dei casinò online oltre a essere un fenomeno in ascesa si presuppone possano meglio gestire gli introiti, inoltre nel 2009 l'Italia regolamentò la videolotteries nei bar per aggiudicarsi una parte delle entrate grazie a una tassazione studiata ad Hoc, togliendo ai casinò una buona fetta dei dipendenti da gioco. Insomma quando c'è da guadagnare lo stato non si tira indietro, la tassazione del 12% sulle vincete da lotterie e gratta e vinci ne è ulteriore prova anche se poi si cerca di coprire il tutto con leggi perbeniste che impediscono le aperture di centri scommesse, slot e quant’altro a meno di 500 metri da scuole e Chiese. 

Milano, 23/01/2018

Team Cogede Consulting
Il Commercialista di Milano e di Pavia