La tassa piatta
Meglio conosciuta come Flat Tax, la tassa piatta è una tassazione proporzionale, in base alla quale tutti i contribuenti tassano la base imponibile con la medesima percentuale e non con un’aliquota marginale crescente all’aumentare del reddito.
Robin Hood al contrario?
Di primo acchito viene spontaneo pensare che la Flat Tax penalizzerà le classi meno abbienti favorendo le classi più ricche, che attualmente devono fare i conti con l'aliquota più alta, ma l'applicazione della tassa piatta potrebbe avere dei risvolti positivi indiretti anche sulle classi di reddito inferiori.
Bisogna ammettere infatti, che dietro la Flat Tax, possa esserci uno sforzo intellettuale maggiore rispetto la classica formula propagandistica, "meno tasse per tutti", che ha contraddistinto le campagne politiche di innumerevoli partiti, in innumerevoli anni, con conseguente perdita di credibilità diffusa.
Perché la Flat Tax potrebbe funzionare?
Secondo Salvini infatti "È chiaro che se uno fattura di più e paga di più, risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più, e crea lavoro in più" e bisogna anche ammettere che sarebbe poco credibile pretendere che una ripresa sostanziosa dei consumi potrebbe mai partire dalle classi meno abbienti, pertanto è corretto agevolare quelli classi più ricche a contribuire alla crescita del paese, in fondo, anche se è dura ammetterlo, il motore dell'economia gira non tanto grazie alla forza lavoro, che abbiamo in eccesso visto il tasso di disoccupazione, ma grazie a chi crea lavoro e investe sulla forza lavoro stessa, e per far ciò nella maggior parte dei casi bisogna disporre di un discreto potere economico iniziale, che se agevolato nell'investimento può portare effettivamente a un'espansione di lavoro, produzione, consumi, reddito pro capite, qualità della vita.
Inoltre il sistema è meritocratico, più guadagni e più sei invogliato a guadagnare perché guadagnare di più non significherebbe devolvere una quota percentuale sempre maggiore in tasse; d'altronde il modello sta funzionando in America, dove l'occupazione sta riscontrando effetti decisamente positivi, in controtendenza con gran parte del resto del mondo.
Sarebbe meglio non agevolare i ricchi?
L'esperimento di agevolare, con gli 80 euro di Renzi, le classi medio basse si è visto riscuotere un buon successo a livello mediatico ma su carta i consumi non hanno riscontrato cambiamenti rilevanti, difatti quegli 80 euro pare siano finiti mediamente ad aumentare i risparmi in banca, in accordo con il sentimento di paura che coinvolge le classi di reddito che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Insomma, gli 80 euro sono stati sicuramente una boccata d'aria fresca per molti; ma i macro problemi sono rimasti invariati pertanto sono necessarie riforme più sostanziose per mutare la condizione stagnante in cui l'Italia si trova. Piccoli contentini sulle tasse alle masse magari creano consensi, ma non creano lavoro, non creano ricchezza, mentre creare condizioni favorevoli che attirino capitali o quantomeno evitino di far scappare i ricchi altrove potrebbe essere un buon inizio.
Un buon inizio che però non sarà sufficiente se non coordinato con altre politiche atte ad agevolare gli investimenti e la crescita delle imprese italiane; George W. Bush insegna: effettuare tagli alla tassazione dei redditi più alti, portò sì a un aumento dei consumi ma di beni durevoli in buona parte importati.
Cogede Consulting è attenta al risparmio
Milano, 06/06/2018
Team Cogede Consulting
Il Commercialista di Milano e di Pavia