Pace fiscale in arrivo col 2021?

Nessuna nuova rottamazione delle cartelle per il 2020

Il sistema dei decreti “Ristori”, recentemente convertito in legge, non ha previsto nessuna nuova rottamazione delle cartelle non più riscuotibili, che probabilmente arriverà con il 2021.

Attualmente, il blocco delle cartelle varrà fino al 31 dicembre 2020: dal giorno successivo, l’Agenzia delle Entrate tornerà a chiedere il pagamento dei debiti fiscali pregressi ad autonomi, imprenditori e privati cittadini, rischiando di aggravare ulteriormente una situazione già precaria a causa della pandemia.

L’unica soluzione positiva a questa realtà potrebbe essere una rottamazione quater che permetta ai contribuenti di tornare in regola con l’amministrazione fiscale approfittando di sconti e agevolazioni da parte dello Stato.

Meno del 40% dei contribuenti ha usufruito della proroga delle scadenze

Nel frattempo, nonostante le proroghe concesse dal governo, la maggioranza degli italiani ha deciso di pagare i propri debiti tributari: stando ai dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate, sono infatti oltre il 60% i morosi che hanno deciso di mettersi in regola col fisco senza beneficiare delle proroghe.

Il sistema delle proroghe, anche in virtù della situazione eccezionale, nelle intenzioni del governo dovrebbe portare a un massiccio condono fiscale seguito da una vera e propria rivoluzione dell’amministrazione finanziaria, in grado di ridisegnare completamente il rapporto fra italiani e tasse.

Verso una nuova struttura tributaria con la pace fiscale

È già allo studio una riduzione delle imposte per il ceto medio ispirata al modello tedesco, con l’accorpamento delle aliquote IRPEF centrali al 36% e la riduzione degli scaglioni da cinque a quattro.
Per le partite IVA l’obiettivo sarebbe quello di superare il complesso meccanismo di acconti e saldi sostituendolo con un sistema per cassa più snello e meno gravoso.

In quest’ottica, un’ultima rottamazione fiscale chiuderebbe i conti con il sistema vigente, i cui crediti fiscali ammonterebbero a circa 1000 miliardi di euro, per due terzi inesigibili.

Una soluzione straordinaria andrà ugualmente individuata anche solo per scongiurare il collasso del sistema, sempre più in difficoltà a causa della crisi economica alla quale è andata ad aggiungersi la crisi pandemica.

Così com’è il sistema non funziona

Negli ultimi vent’anni, stando alle stime della Corte dei Conti, il fisco avrebbe recuperato solo il 13,3% degli oltre 1000 miliardi di imposte non riscosse: nel 2000 la percentuale era invece pari al 28% del totale.        
E non solo: più gli importi delle cartelle esattoriali crescono e più la quota che l’amministrazione fiscale riesce ad incassare si abbassa.

Per gli atti superiori ai 100mila euro, il fisco in media riesce a recuperare il 2,7% del totale: 2700 euro ogni 100mila iscritti a ruolo. 
A fine 2019 l’erario risultava ancora creditore di 954 miliardi di euro, di cui il 40% delle quote difficilmente esigibile secondo l’Agenzia delle Entrate, poiché in capo a soggetti falliti, deceduti o nullatenenti oppure perché l’attività d’incasso è stata sospesa in virtù dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

 

 

Milano, 23/12/2020

Cogede

Ti Informa