Reverse Charge

Reverse Charge: cos'è?

Comunemente chiamata inversione contabile, è una pratica che viene solitamente attuata al pagamento dell'IVA nella fase della compravendita. spiegando con parole semplici il meccanismo, nella sostanza avviene che il carico dell'IVA va a gravare sul soggetto cessionario e non su quello cedente il bene o il servizio in un atto di compravendita. Ecco, quindi, perché inversione contabile.  E' una pratica piuttosto comune, che può essere esercitata esclusivamente tra due soggetti di imposta passiva, ossia tra due titolari di partita IVA. Non può esistere una situazione di reverse charge tra un titolare di partita IVA (azienda o professionista) e un privato, così come non può sussistere questo meccanismo nel caso in cui una delle due parti, sebbene siano entrambe aziende, non sia titolare di partita IVA nel territorio nazionale. E' altre sì fondamentale, che oltre a essere titolari di partita IVA nazionale, entrambi i soggetti siano residenti all'interno dei confini statali. 

Tuttavia, questo non esclude, anzi, che l'inversione contabile possa effettuarsi tra soggetti pubblici e privati.

 

Quando può essere effettuato il reverse charge?

 

Stando a quando disposto dalla normativa attualmente in vigore, che è comunque soggetta a frequenti modifiche e adeguamenti, il reverse charge può essere applicato a tutte le fattispecie di trasferimento e compravendita di beni e servizi. E' stata fatta recente chiarezza sui casi specifici, specificando che l'inversione contabile può essere attuata anche quando i due soggetti operano al di fuori dell'ambito commerciale e agricolo, in qualsiasi altro settore che possa prevedere lo scambio tra due soggetti passivi di imposta. Questo significa che le parti possono chiedere di entrare nel regime del reverse charge anche nel campo dell'imponibile derivante dall'oro utilizzato come investimento e quando si acquistano servizi in materie prime naturali come acqua ed energia elettrica dalla condotta pubblica, sempre a patto che entrambe le parti siano soggetti passivi di imposta.

 

Come si applica il reverse charge?

 

Il meccanismo di applicazione dell'inversione contabile è piuttosto semplice e non richiede grandissimi sacrifici. Ovviamente ci sono alcune modifiche rispetto alla procedura tradizionale.  Nello specifico, nel momento in cui cedente (o venditore) emette la fattura non deve addebitare l'IVA al suo cliente, ma deve segnare esclusivamente la cifra al netto delle imposte. Compito dell'acquirente è quello di integrare da parte sua la parte di aliquota specifica prevista dalla legge per la prestazione che è stata ricevuta. E' a questo punto che avviene l'inversione dei ruoli, con la doppia annotazione contabile di riferimento: l'acquirente, infatti, deve inserire la fattura in entrambi i libri contabili IVA, sia come fattura in entrata (acquisti) sia come fattura in uscita (vendita). Ovviamente, è necessario che nella fattura che viene emessa venga indicato il regime di reverse charge, con la chiara dicitura "inversione contabile". Affinché la procedura abbia effetto e venga considerata valida, l'acquirente è obbligato all'aggiunta dell'imposta prevista, entro i termini sanciti dalla legge. 

 

Perché applicare il reverse charge?

 

La principale motivazione che spinge due soggetti a impegnarsi nell'inversione contabile è di natura pratica. Grazie a questo meccanismo, infatti, si evitano alcune delle frodi più frequenti, che prevedono che l'acquirente/beneficiario proceda alla detrazione dell'IVA senza che il venditore/fornitore l'avesse precedentemente versata. Proprio per questo motivo, il reverse charge è stato esteso a un numero maggiore di operazioni con una delle più corpose riforme della materia, avvenuta nel 2015.

Milano, 11/09/2017
Team Cogede Consulting
Il Commercialista di Milano e di Pavia